(CAVALIERI MARVEL)

 

N° 94

 

 

IL BACIO DELLA PANTERA

 

Di Carlo Monni

 

 

1.

 

 

            La scena del crimine è una camera del Grand Hyatt Hotel a San Francisco, California, ed è decisamente caotica: lenzuola strappate, sedie rovesciate e tanto, tanto sangue.

Sabrina Morrell, attraente donna dell’apparente età di trent’anni, dai lunghi capelli neri, occhi dal taglio vagamente a mandorla e ascendenze asiatiche, che indossa giubbotto e pantaloni attillati di pelle osserva impaziente. Sabrina Morrell è Tenente della Polizia di San Francisco ed è a capo di una squadra della Divisione Omicidi. Se è qui oggi è per lavoro, come prova il sacco per cadaveri che è stato appena chiuso, pronto per essere portato via.

            Il capo della squadra della C.S.I.,[1] il tenente Shirley Lennon, una donna sulla quarantina, giovanile, con lunghi capelli castano ramati si avvicina a Sabrina e le dice:

-Qui abbiamo finito, Morrell, ti faremo avere i risultati non appena terminate le analisi.-

-Non hai qualcosa da dirmi già adesso, Lennox?- ribatte l’altra.

            Shirley Lennox sospira prima di rispondere:

-Tutto quello che posso dirti è che dai campioni che ho raccolto sembrerebbe che in questa stanza ci fosse un animale, abbiamo rilevato le sue impronte nel sangue, che azzarderei essere quelle di un grosso felino, e tracce di peli neri.-

-Un animale?-

-Concordo.- interviene un uomo sulla cinquantina un po’ sovrappeso che assomiglia vagamente a James Doohan, lo Scotty della serie classica di Star Trek.

-Sul serio? Ci illumini con la sua scienza, Dottor Styne.- ribatte Sabrina.

            Il Medico Legale si schiarisce la voce e spiega:

-Naturalmente sarò più preciso dopo l’autopsia ma direi proprio che la vittima, un maschio bianco dell’età di trent’anni circa, sia stata sbranata. Ci sono evidenti segni di zanne e artigli e la carne è stata strappata a morsi.-

-La prego, Dottore, non mi dica che il nostro assassino ha mangiato la vittima!- esclama con raccapriccio Morrell.

-Certe parti mancanti farebbero pensare di sì.-

-E quindi avremmo a che fare con una belva feroce? Qui a Frisco? Ne ho viste di cose strane ma…-

-… ma c’è di più.- interviene Shirley Lennox -Il nostro felino si è diretto a quattro zampe sino al bagno, qui le sue impronte si interrompono e diventano quelle di un piede piccolo, come quello di una donna.-

-Vuoi dire…?-

-Un parere non molto professionale? Qui qualcuno ha fatto del sesso un po’ troppo selvaggio. Credo che la tua assassina sia una mutaforma.-

 

            Il regno di Wakanda è uno Stato dell’Africa Centrale vicino al Kenya ed alla Tanzania. È molto piccolo ma riveste comunque un ruolo importante negli scenari geopolitici mondiali grazie al fatto che ospita l’unica riserva esistente in tutto il Pianeta di un metallo decisamente unico al Mondo: il vibranio, che ha la capacità di assorbire le vibrazioni e che è la principale fonte della sua ricchezze.

            Per secoli il Wakanda ha resistito ad ogni tentativo di conquistarlo, sia che venisse dalle tribù vicine che, in tempi più recenti, dalle potenze coloniali europee. Tutti gli invasori hanno dovuto desistere.

            Il sovrano del Wakanda indossa abitualmente un costume rituale e porta il titolo di Pantera Nera, un nome divenuto ben noto in tutto il mondo grazie al fatto che il suo ultimo portatore è un membro dei Vendicatori.

            Di recente Re T’Challa si è visto privare del suo trono ed ha dovuto affrontare ordalie inimmaginabili al  termine delle quali, pur avendo trionfato sui suoi nemici, ha scelto di non reclamare la sua posizione perduta.[2]

            Suo zio S’Yan ha assunto la reggenza mentre si prepara il complesso rituale che designerà il nuovo sovrano, la nuova Pantera Nera.

            S’Yan, un uomo alto, in perfetta forma fisica, dai capelli e barba bianchi, osserva i suoi nipoti: l’impetuosa Shuri, sorella minore di T’Challa, desiderosa di dimostrare di essere all’altezza, se non superiore ai maschi della famiglia; Khanata, il corridore automobilistico, playboy, apparentemente poco interessato ai doveri del Trono; Joshua Itobo, il medico mingherlino e occhialuto che ha scelto di dedicarsi ai meno fortunati; M’Koni, che ha passato molto tempo nei lontani Stati Uniti e forse non è pronta ad onorare le antiche tradizioni. Sarà uno di loro ad ereditare il manto della Pantera Nera? E ne sarà degno?

-So esattamente cosa stai pensando, zio.- gli sussurra un uomo interamente ricoperto da un attillato costume bianco che sembra il negativo di quello della Pantera Nera

            Il suo vero nome nemmeno lui lo sa è nemmeno gli interessa. Quando Re T’Chaka lo estrasse, ancora neonato dalle rovine di un aereo precipitato nella jungla del Wakanda e lo adottò come figlio, lo chiamò K’Winda, Cacciatore. Le ferree leggi tribali wakandane gli proibivano di partecipare al rito della Pantera Nera perché adottato e soprattutto perché bianco, un difetto imperdonabile nella sciovinista società del Wakanda. Come consolazione T’Chaka creò per lui l’identità del Lupo Bianco e lo mise a capo degli Hatut Zeraze, la polizia segreta che fu sciolta da T’Challa quando salì al trono. Solo di recente i due fratelli si sono riconciliati, forse troppo tardi.

-Davvero?- ribatte S’Yan.

-Mi pare ovvio.- replica il Lupo Bianco -Nessuno di loro è degno di essere la prossima Pantera Nera, lo sappiamo entrambi Tu lo saresti ed anche io, ma…-

-Io sono troppo vecchio. Il regno ha bisogno di forze giovani. Quanto a te, sai bene che la legge consente solo ai membri di sangue del Clan della Pantera di partecipare alle prove e tu sei solo il figlio adottivo di mio fratello T’Chaka.-

-E sono anche bianco, questa è la vera ragione.-

            S’Yan sospira. In fondo il suo nipote adottivo ha ragione ma ammetterlo non cambierebbe la situazione. K’Winda, Hunter, rimarrà il Lupo Bianco, non sarà lui la Prossima Pantera Nera. Chi sarà allora?

 

            La voce della giovane donna incanta letteralmente lo scarno uditorio interamente composto da afroamericani come lei. Quando smette di cantare l’applauso sorge spontaneo.

            Il luogo è un night club di Harlem, il suo proprietario ha deciso di farne un locale vecchio stile con una cantante che si esibisce dal vivo accompagnata da un’orchestra. Il proprietario in questione possiede un ristorante di lusso e vari altri locali in questa zona della Grande Mela ma per quanto siano redditizi sono solo la copertura per la sua vera attività: lo spaccio di droga e lo sfruttamento della prostituzione. Paul Hadley Morgan è il boss del crimine organizzato di Harlem.

            La ragazza scende dal palco e si avvicina all’uomo in questione, alto, snello, ben vestito, attraente. Se solo non fosse quel che è, pensa lei.

-Allora?- chiede con un leggero tremito nella voce.

-Sarei un pazzo a non assumerla, Miss Lynne.- risponde Morgan con un entusiasmo per lui decisamente insolito nella voce -L’Harlem Club ha trovato la sua cantante.-

-Grazie. Avevo davvero bisogno di questo lavoro dopo che…-

-Che il suo matrimonio col Re del Wakanda è sfumato? Un'infelice circostanza, lo capisco, ma egoisticamente ammetto che sono felice che sia tornata nella sua vera casa: i cari, vecchi Stati Uniti.-

-Ne sentivo la nostalgia, in effetti.- ammette Monica Lynne.

-Sono anche felice che abbia scelto il mio locale per il suo rientro sulle scene. Posso chiederle perché lo ha scelto a proposito? Io non godo esattamente di una buona fama.-

-La sua offerta era molto allettante e come le ho detto, ho davvero bisogno di lavorare.-

-Bene, sono ancora più felice di averla ingaggiata. La sua presenza darà a questo locale il tocco di classe di cui ha bisogno. -Posso invitarla a cena per festeggiare il suo ingaggio?-

-Io… ma certo, ne sarò lieta.-

-Ottimo. Andiamo allora. Voglio la sua opinione sul cuoco che ho assunto. Sa: io voglio sempre il meglio.-

            Monica tace, immersa in chissà quali pensieri.

 

 

 

2.

 

 

            Quando il Tenente Shirley Lennox vede la sua pari grado Sabrina Morrell entrare nel suo ufficio nei laboratori della C.S.I. non può fare a meno di sospirare.

-Proprio non ce la facevi ad aspettare che ti mandassi il mio rapporto, Morrell?- esclama.

            Sabrina scuote la testa e replica:

-Dimmi qualcosa sull’omicidio di ieri, Lennon, per favore.-

-Hai idea di quanti casi dobbiamo seguire? Cosa ti fa pensare che questo abbia avuto la precedenza?-

-Perché sei curiosa quanto me?-

            Shirley allarga le braccia sconfitta e dice:

-Ok, lo ammetto, ho fatto eseguire immediatamente tutti gli esami.-

-E…?-

-Beh, tanto per cominciare i peli che abbiamo trovato sulla scena del crimine appartengono ad un esemplare femminile di Panthera Onca Nigra, ovvero una pantera nera del Centro e Sud America, variante melanistica del giaguaro.-

-Risparmiami i dettagli scientifici. Quindi dobbiamo dare la caccia ad una pantera?-

-Non è così semplice: i peli che abbiamo trovato sono prevalentemente peli pubici e contengono DNA umano, il che conferma che abbiamo davvero a che fare con una donna che può trasformarsi in pantera. La cosa non è poi così sorprendente nel mondo in cui viviamo.-

-Quel che mi hai detto corrisponde con quello che ci ha detto il personale dell’hotel: la vittima è rientrata in compagnia di una bella donna dall’aria sudamericana e lunghi capelli neri. Stiamo cercando di ricavare un identikit accettabile ma a quanto pare, la maggior parte del personale maschile non ha badato tanto al viso quanto ad altri particolari anatomici.-

            Un espressione di comune disgusto appare sul volto delle due donne, una sorta di complice conclusione sugli uomini, poi Sabrina aggiunge:

-Non hai altro da dirmi?-

-In effetti sì:- risponde Lennox -La nostra coppietta si è data molto da fare una volta raggiunto il letto, lo testimoniano i residui organici che abbiamo trovato sulle lenzuola e non solo. Direi che la nostra donna misteriosa si è trasformata nel momento dell’orgasmo come in quel vecchio film.-

-Quello con Nastassja Kinski?-

-A dire il vero pensavo più a quello di Jacques Tourneur del 1942, ma mi compiaccio ugualmente della tua cultura cinematografica.-

-Devo pur passare il tempo nelle mie serate solitarie. Quindi è ufficialmente un caso di omicidio.-

-Già e il mio istinto mi dice che non sarà l’ultimo.-

            Anche il mio, pensa Sabrina.

 

            L’uomo che entra nella sede del Dipartimento Risorse Umane della Città di New York è alto, ha il fisico scolpito, la pelle color dell’ebano, occhi vivaci e penetranti, capelli corti e crespi ed il volto incorniciato da una corta barba e baffi ben curati. Il suo arrivo attira gli sguardi di molte donne ed anche qualche uomo.

            Entra nell’ufficio del responsabile del Distretto di Manhattan e si presenta:

-Mi chiamo Thomas Charlton e sono il nuovo assistente sociale per Harlem.-

            Il suo interlocutore esamina le sue credenziali e borbotta:

-Sembra tutto in ordine. Lei ha un curriculum eccellente Mr. Charlton: ha fatto l’insegnante ed è pure esperto di cultura africana.-

-Mia madre era sudafricana, ha stimolato la mia curiosità.-

-Ah, questo spiega il suo strano accento. Non riuscivo ad individuarlo. Lei prenderà il posto di uno dei nostri uomini migliori: Sam Wilson. È entrato in politica ed ora è al Congresso. La aspetta un compito impegnativo, mi creda.-

-Farò del mio meglio per essere alla sua altezza.-

-Beh, non posso che augurarle buona fortuna, Mr. Charlton.-

            L’uomo che si fa chiamare Thomas Charlton abbozza un sorriso e mentre stringe la mano dell’altro uomo, non può fare a meno di pensare che un po’ di fortuna è esattamente ciò di cui ha bisogno.

 

            Shuri è seduta in meditazione davanti ad un braciere, le gambe nella posizione del loto. È la più giovane dei figli di T’Chaka e quasi non ricorda suo padre, era troppo piccola quando è stato ucciso da Ulysses Klaw.[3]

Proprio come i suoi fratelli, è stata mandata a studiare nelle migliori scuole d’Europa e degli Stati Uniti e solo di recente è tornata a casa. È dispiaciuta della decisione di T’Challa di rinunciare al Trono, ma non intende farsi sfuggire l’occasione di diventare la prima donna a ricoprire il ruolo di Pantera Nera.

Quella wakandana è una società ancora troppa legata a tradizioni ormai superate, le cose devono cambiare.

-So esattamente come ti senti.-

            A parlare è stata una donna dal fisico imponente che dimostra tra i cinquanta e i sessant’anni che veste l’abito tradizionale delle donne wakandane. È appena entrata nel salone.

-Davvero, Zuni?- le chiede Shuri voltando la testa verso di lei.

-Tu non eri ancora nata quando osai avanzare la pretesa di partecipare alla sfida delle pantere.-

-Tu? Lo avevo sentito raccontare ma …-

            Zuni fa una smorfia e prosegue:

-Ti sembrerà difficile da credere ma all’epoca riempivo molto bene un costumino attillato come quello che indossi tu ora e avevo anche parecchi spasimanti, ma questo non ha importanza adesso, quel che conta è che sfidai la tradizione e partecipai guadagnandomi il diritto di essere una Pantera sostituta, la prima donna a farlo e la prima a riuscirci.-

-E la morale quale sarebbe?-

-È molto semplice: se ci credi davvero, vai là fuori e vinci. Puoi farcela.-

-E lo farò.- è la decisa risposta della ragazza.

 

 

3.

 

 

Il tasso di criminalità a Harlem è in discesa. Merito della riqualificazione urbana e dell’efficienza della Polizia certamente, ma qualcuno sostiene che sia anche merito del supereroe chiamato Falcon. Ormai, però, Falcon si vede sempre più di rado e il violento vigilante che i media hanno chiamato Cacciatore Notturno è stato di recente assicurato alla giustizia.[4] Qualcuno si sente autorizzato a riprendersi le strade di Harlem, scoprirà di essersi sbagliato.

            Il mercato della droga è cambiato, oggi vanno di moda le metamfetamine, droghe sintetiche facili da preparare se si hanno le giuste nozioni di chimica e facili da smerciare.

            Il furgoncino senza insegne e la targa oscurata entra in un piccolo magazzino e gli si avvicinano due afroamericani uno dei quali apostrofa l’autista:

-Ce ne avete messo di tempo!-

-Il traffico.- prova a scusarsi l’altro.

-Certo, certo. Su, non perdiamo tempo. Facci vedere la merce.-

L’autista e un altro uomo, entrambi afroamericani come il resto dei presenti, scendono dal furgone e lo aprono sul retro.

-La roba migliore che i soldi di Morgan possono comprare.- dice l’autista.

-Attento a non far nomi.- lo rimprovera l’altro -Te l’ho detto tante volte.-

            Improvvisamente le luci si spengono ed una voce risuona nelle tenebre:

-Ma a me i nomi interessano parecchio. Perché non me ne dite anche altri?-

            I gangster si voltano verso il suono della voce ma non vedono nulla… a parte due occhi che brillano nel buio. La loro reazione è immediata e prevedibile: sparano e i loro colpi si perdono nelle tenebre.

-Lo abbiamo preso?-

-Qualcuno faccia luce, presto!-

            Il fascio di luce di una torcia elettrica illumina la zona davanti ai gangster ma non c’è nulla.

-Ma dov’è finito?-

Alle loro spalle un uomo si ritrova due forti braccia alla tua gola e senza riuscire ad emettere un grido è trascinato in una zona d’ombra.

-Ehi dov’è finito Mark?-

È qui con me, venite a raggiungerlo.-

            Ancora la voce misteriosa ed ancora una volta gli uomini sparano. L’eco degli spari si è appena spenta che dalle tenebre una figura balza verso di loro.

            Difficile distinguerne poco più dei contorni. I gangster riescono a stento a capire che indossa un costume quasi certamente nero. Si muove velocissimo e con un’agilità sovrumana. Sfugge ai colpi dei suoi avversari ma loro sono abbattuti uno dopo l’altro dai suoi pugni e calci.

-Un maledetto supereroe.- borbotta uno dei gangster -Come se non ce ne fossero già abbastanza. Fatti vedere, fottuto bastardo!-

-Eccomi.- dice l’altro avanzando verso di lui.

            La luce della luna illumina una figura atletica che indossa una calzamaglia scura. Una maschera gli copre interamente il volto ed ha due appendici simili alle orecchie di un felino.

-Sono qui.- dice -Nel caso non te ne fossi accorto, sei rimasto solo quindi sarà bene per te non sbagliare il colpo o altrimenti…-

L’uomo in costume lascia in sospeso la frase mentre il suo antagonista stringe il dito sul grilletto del suo mitra ma prima che possa sparare il suo polso è stretto in una presa ferrea. L’arma gli cade inevitabilmente di mano.

-Ed ora mi dirai un sacco di cose.-

-Fottiti.-

            L’uomo in costume torce il polso all’altro che urla.

-Posso farti ancora più male se non mi dici quel che voglio sapere.-

            Pochi minuti dopo, preceduta dal suono delle sirene, una squadra SWAT del 28° Distretto irrompe nel magazzino ma ci sono solo il furgone ancora carico e una decina di gangster stesi a terra.

 

            La grande statua di una pantera nera domina l’arena dove i contendenti all’onore e l’onere di essere la prossima Pantera Nera attendono. Tutti indossano il costume rituale, sia pure con qualche variante. Tutti indossano la maschera che copre loro la faccia affinché sia impossibile identificarli, tuttavia è altrettanto impossibile non capire che due di loro sono donne.

            Il Principe Reggente S’Yan, anche lui col costume da Pantera Nera ma a capo scoperto, raggiunge su un palco la Regina Madre Ramonda ed il Primo Ministro N’Gassi, entrambi indossano i vestiti tradizionali wakandani. Ramonda cerca di nascondere il suo nervosismo per il fatto che sua figlia Shuri è una degli sfidanti. Rompendo per un attimo il protocollo S’Yan le stringe affettuosamente la mano e lei abbozza un sorriso.

            Con voce stentorea S’Yan si rivolge alle aspiranti Pantere Nere sotto di lui:

-Che il torneo abbia inizio!-

 

La scena del crimine è praticamente identica alle precedenti: un uomo nudo sul letto sbranato da una belva feroce, o almeno così sembra, tracce di un rapporto sessuale su quel che rimane delle lenzuola e sangue dappertutto.

-Un’altra vittima della nostra donna pantera?- chiede Sabrina Morrell sapendo bene quale sarà la risposta.

-Direi proprio di sì.- risponde Shirley Lennox -Stesso scenario, stessi peli e stesse impronte nel sangue. Non vorrei essere prematura, ma ormai siamo al terzo delitto in tre giorni e credo che abbiamo a che fare con una serial killer superumana.-

-Che bellezza!-

-E c’è di più. Sai chi è la vittima stavolta? Il Supervisore dell’Ottavo Distretto Mark Hennessy.-

-Il devoto Cattolico sposatissimo e con tre figli? Quel Mark Hennessy?-

-Proprio lui. A quanto pare aveva una doppia vita. I media ci andranno a nozze.-

            Bree sospira.

-Hai dannatamente ragione Lennox, ma purtroppo non possiamo farci niente.-

            Il telefono di entrambe squilla.

-Il capo, ci scommetto.- borbotta Shirley.

            Se per Shirley Lennox è davvero il Capo della Polizia, per Sabrina è una voce decisamente più amichevole.

<<Mi hanno appena riferito la notizia.>> le dice il Presidente della Commissione di Polizia Robert O’Hara <<Brutta faccenda questa. Sto andando dal Sindaco a chiedere che ti dia il suo appoggio.>>

-Grazie Capo.-

<<Non sono più il tuo capo ma un dannato politico che una volta tanto proverà a comportarsi da tale con quei balordi del Consiglio. Chissà che non ottenga qualche risultato.>>

            Bree sorride. Per come conosce O’Hara, dubita che riuscirà ad essere diplomatico. Terminata la telefonata raggiunge l’auto di servizio e si siede accanto al guidatore, un giovanotto alto dai capelli castani.

-Dove si va, Tenente?- chiede.

-Alla Centrale Harry, qui c’è rimasto poco da fare.- risponde Sabrina.

-È vero quel che si dice? C’è in giro una gattina troppo cresciuta che si mangia i maschietti con cui scopa?-

-A parte la tua scelta discutibile di parole, Harry, le cose stanno proprio così, temo.-

-Il personale del motel dice che Hennessy era un cliente abituale. Veniva sempre con donne diverse e tutte molto giovani.-

-Fammi indovinare: stavolta è venuto con una donna dai lunghi capelli neri che poteva essere ispanica o addirittura india.-

-Esatto, Bree… voglio dire Tenente.-

-Tranquillo Harry, chiamami pure Bree, ci conosciamo dai tempi dell’Accademia dopotutto.-

-Ma tu sei già Tenente ed io ancora Ispettore.

-Perché sei indisciplinato come lo era tuo padre ed hai il suo stesso pessimo carattere, per tacere della passione per le armi di grosso calibro.

-Ti garantisco che non è per compensare.-

Sabrina fa una smorfia e dice:

-Guida Harry.-

 

 

4.

 

 

Chi pensa che l’addestramento dei corpi speciali delle Forze Armate di certe nazioni sia durissimo non ha idea di quanto lo sia quello per diventare Pantere Nere. Ogni membro della famiglia reale è sottoposto sin dalla più tenera età ad allenamenti durissimi accompagnati dall’assunzione di certe erbe e pozioni il cui scopo è acuire le facoltà fisiche e le percezioni sensoriali. Ci sono anche rituali di natura mistico-religiosa ma c’è anche chi sostiene che non abbiano una reale influenza sullo sviluppo delle capacità sovrumane delle Pantere Nere.

Tutti gli sfidanti si sono sottoposti alle prove e le hanno superate. Nessuno di loro, però, ha avuto il diritto di accedere all’ultima prova, quella riservata a chi si è guadagnato il diritto di essere la vera Pantera Nera.

S’Yan ricorda ancora con nostalgia ed un pizzico di invidia quando vide suo fratello maggiore T’Chaka partire verso il Monte Wakanda, un viaggio di cui al ritorno non volle parlare portandosi nella tomba segreti che solo suo figlio T’Challa avrebbe scoperto quando venne il suo turno. Presto un altro avrebbe intrapreso di nuovo quel viaggio, ma chi?

La prima prova era poco più che un riscaldamento e tutti l’hanno superata senza grossi problemi, ma il meglio deve ancora venire.

Ciascuno degli aspiranti si trova di fronte un guerriero tra i più forti dell’èlite guerriera della piccola nazione, uomini in grado di uccidere con tutti i mezzi conosciuti e qualcuno anche inventato sul momento .

-Le regole sono semplici.- dice S’Yan -Avete cinque minuti per sconfiggere il vostro avversario. Voi potete usare solo le vostre abilità naturali mentre il vostro avversario può usare qualunque mezzo leale o sleale per vincere. La sfida comincia ora!-

            Pochi darebbero a Joshua Itobo una chance di vincere: è mingherlino, quasi senza muscoli, miope, chi potrebbe mai pensare che potrebbe battere un soldato esperto? Joshua ha preferito lasciare le incombenze della famiglia reale ai suoi cugini per dedicarsi anima e corpo alla professione medica ma sa bene quali sono i doveri di una Pantera Nera.

            Evita i primi colpi del suo antagonista sferrati di piatto con una lancia dimostrando che gli anni non hanno intaccato la sua agilità. Sorprende il suo avversario scattando verso l’alto e facendo un salto mortale per poi ricadere stringendolo al collo e facendogli perdere l’equilibrio. Cadono a terra e Joshua rotola lontano mentre l’altro batte la testa e non si rialza.

            Il primo round è di Joshua Itobo.

 

            Ogni città ha un bar, se è grande anche più di uno, in cui i poliziotti ed altri esponenti delle Forze dell’Ordine si ritrovano a fine turno, un locale spesso gestito da un ex poliziotto. San Francisco non fa eccezione. Il posto in questione si trova non troppo distante dal nuovo quartier generale della Polizia. All’interno un tripudio di colori: il blu scuro della Polizia, il kaki del Dipartimento dello Sceriffo e il grigio azzurro del C.H.P.[5] per tacere degli abiti degli agenti in borghese e dei loro compagni o compagne.

            Il Tenente Sabrina Morrell entra nel locale apparentemente ignorando gli sguardi dei maschi che si volgono nella sua direzione. Senza esitare si dirige verso un tavolo d’angolo dove è seduto un uomo giovane ed attraente dai capelli castani e gli occhi chiari che indossa la divisa blu dei reparti speciali del Dipartimento di Polizia della città

-Ciao Paul.- lo saluta.

-Sabrina, è sempre un piacere vederti.- replica Il Comandante Paul Carson di Codice Blu, la speciale unità SWAT anti supercriminali costituita ad imitazione di quella omonima di New York.

-Posso sedermi?-

C’è posto in abbondanza.-

-Grazie, ho proprio bisogno di rilassarmi in buona compagnia.

            Sabrina sorride nel vedere che Carson sta quasi arrossendo.

-Rilassati, Paul, non ti sto chiedendo di venire a letto con me… non ancora almeno.-

-Sei sempre la solita, Bree.-

-Un leopardo può cambiare le sue macchie?-

-Un leopardo o un giaguaro?-

-Le voci corrono, vedo.-

-Scherzi? Dovevi vedere il talk show di Lucretia Jones stasera. Era scatenata: oltre alla serial killer felina c’è anche la questione dei vizietti del Supervisore Hennessy. Il Sindaco ed il Capo vogliono che l’assassina sia presa alla svelta e naturalmente sono coinvolto anch’io: dopotutto la mia unità è stata costituita per far fronte a casi come questi.-

            In quel momento il telefono di Sabrina squilla:

-Cosa c’è Harry?- chiede.

<<Hanno segnalato una donna come quella degli identikit.>> risponde il giovane Ispettore <<Lunghi capelli neri, pelle olivastra, fisico da sballo. Era al bar del Fairmont Hotel dove ha agganciato un tizio e sono saliti in camera. Il barista è abbastanza sicuro che si tratti di lei.>>

-Che lo sia o meno, dobbiamo controllare.- replica, risoluta, Sabrina. -Potremmo impedire il terzo omicidio.-

-Sono già per strada.-

-Ti raggiungo immediatamente ma tu non aspettarmi.-

-Vengo con te e allerto la mia squadra.- dice Carson alzandosi in piedi.

-Ok. Andiamo con la mia auto.-

            Forse, pensa la poliziotta, stavolta arriveremo in tempo.

 

            Il Sergente Francis Tork è una specie rara a Harlem: un poliziotto bianco. È anche un tipo particolare: porta i capelli lunghi e baffoni spioventi e come arma di dotazione preferisce uno shotgun a canne mozze. Il suo carattere difficile gli è costato un paio di retrocessioni e trasferimenti.

            Al momento sta interrogando uno degli uomini arrestati in un magazzino pieno di droga.

-Quello che vorrei sapere è: chi ha steso te ed i tuoi compari.- dice.

-Non ho nulla da dire senza la presenza del mio avvocato.- ribatte l’altro.

            Stessa litania degli altri. Morgan li ha indottrinati davvero bene. Una cosa sembra certa però: c’è un nuovo vigilante a Harlem e presto o tardi si capirà se è un bene o un male.

 

 

5.

 

 

            M’Koni è stata assente dal Wakanda per anni. Ha vissuto negli Stati Uniti d’America col nome di Mary Wheeler e non sono pochi quelli che pensano che sia inadatta a fare la Regina, lei stessa, ad essere onesti, ne dubita ma è comunque un membro della famiglia reale e non si è sottratta al suo dovere.

            Adesso è in piedi dopo aver superato la prova dei guerrieri. Il suo costume è lacerato in più punti e piccole ferite ne segnano la carne. Fa un paio di passi avanti e sussurra:

-Ho vinto.-

            Poi ripete ad alta voce:

-Ho vinto!-

            Le gambe le cedono improvvisamente e lei piomba al suolo.

 

            Boss Morgan rientra nel suo ufficio e si versa uno scotch malto singolo importato direttamente dalla Scozia.

La perdita di un carico di droga è un disgraziato incidente ma senza troppe conseguenze in fondo. Ai suoi uomini in carcere penseranno Big Ben Donovan[6] ed il suo staff. Tutti quelli che sono sul suo libro paga sanno che non è consigliabile tradirlo.

Improvvisamente le luci si spengono.

-Ma che ca…?- esclama Morgan.

-Opera mia.-

            La voce sembra uscire dal buio, lo stesso buio in cui sembrano brillare due occhi gialli.

-Inutile chiamare i tuoi uomini. Ho già pensato a loro.-

-Che cosa gli hai fatto?-

-Diciamo che li ho messi a dormire ma non preoccuparti: si risveglieranno solo con un po’ di mal di testa.-

            La luce della luna illumina un uomo rivestito da capo a piedi da un costume nero come una notte senza luna. La maschera che indossa ricorda il muso di un felino.

-Pantera Nera?- esclama Morgan -Avevo sentito che eri morto in Africa. Notizia esagerata come al solito, immagino.-

-Chi ha detto che sono T’Challa?- ribatte l’altro -Lui non aveva il tempo di occuparsi di quelli come te ma io sono diverso. Se vuoi un nome, chiamami Leopardo Nero.-

-Un leopardo e una pantera sono la stessa cosa.-

-Ovvero pericolosi. Sono venuto a dirti che se pensavi di stare più tranquillo ora che Falcon si è trasferito a Washington, ti sbagliavi, ci sono io adesso e non ti darò tregua.-

-Sono stato minacciato da esperti.-

-Te l’ho detto: io sono diverso.-

            Il vigilante che si fa chiamare Leopardo Nero fa un passo indietro ed è di nuovo avvolto dalle tenebre. Pochi attimi dopo le luci si riaccendono ma la stanza è vuota. Morgan non ne è affatto sorpreso.

 

            Entrano nella stanza e cominciano a baciarsi con foga quasi senza aspettare che la porta alle loro spalle si sia chiusa completamente. Si spogliano freneticamente e la ragazza trascina l’uomo sul letto.

Si rotolano tra le lenzuola l’uno sull’altra, assolutamente immemori, o così pare, di tutto ciò che li circonda, consci solo del desiderio che li divora. Le unghie di lei graffiano la schiena di lui. La stanza risuona solo dei loro gemiti, poi accade qualcosa.

La giovane donna dai lunghi capelli neri emette un grido che sfuma in un sordo ringhio mentre il suo corpo inizia a mutare.

-Ma cosa…?- esclama l’uomo.

            La ragazza sotto di lui non c’è più: sostituita da una flessuosa pantera nera dalle zanne snudate che emette un breve ruggito poi lo azzanna al collo.

 

 

CONTINUA

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Episodio decisamente anomalo in cui sono lasciati da parte per il momento i personaggi tradizionali di questa serie in favore di tre nuove storyline con una tematica comune abbastanza ovvia, ma procediamo con ordine:

1)    Innanzitutto: il titolo è un chiaro omaggio all’omonimo film horror del 1942 (in originale “Cat People”, che sarebbe altrettanto valido per questa storia -_^) di Jacques Tourneur con protagonista l’attrice francese Simone Simon ed al suo meno valido remake del 1982 diretto da Barbet Schroeder, virato sull’erotismo e con una conturbante e giovanissima Nastassja Kinski.

2)    Anche l’idea della donna che si trasforma in pantera nera nel momento dell’eccitazione sessuale è mutuata dai film citati, ma mentre lì era legata a presunti miti balcanici, io ho preferito collegarla ai miti dei popoli indigeni dell’America Centrale e Meridionale come Olmechi, Aztechi, Maya etc,

3)    Pantera Nera è un termine che in Asia e Africa indica i leopardi e nelle Americhe i giaguari, e forse anche i puma, affetti da melanismo.

4)    L’idea di sostituire T’Challa come Re di Wakanda, invece mi è venuta da varie fonti. In realtà mi interessava soprattutto come se la sarebbe cavata T’Challa privato di tutti i vantaggi dell’essere la Pantera Nera. Qualcosa del genere si è visto nel breve ciclo di Pantera Nera di David Liss & Francesco Francavilla ma spero che troverete il mio approccio un po’ diverso.

5)    Per brevissimo tempo, tra il febbraio ed il novembre 1972, T’Challa decise di farsi chiamare Leopardo Nero per non essere confuso col Partito delle Pantere Nere, che predicava l’azione violenta a favore dei diritti civili degli afroamericani. La cosa è ironica se si pensa che nelle lingue africane il termine “pantera” non esiste. Pantera era il nome di un felino mitologico predatore di tutte le belve e cavalcatura favorita di Dioniso. Dal Greco il termine è passato al Latine poi a tutte le lingue europee. Nelle lingue africane, quindi, c’è solo il Leopardo Nero.

6)    Mary, M’Koni, Wheeler è un personaggio creato da Ann Nocenti & Chuck Patton su Daredevil Vol. 1° #245 datato agosto 1987.

Nel prossimo episodio: Codice Blu e Sabrina Morrell riusciranno a fermare la donna pantera prima che faccia altre vittime? Quali saranno le prossime mosse di Morgan e del Leopardo Nero? Scopritelo nel prossimo episodio con il ritorno di facce familiari.

 

 

Carlo



[1] Crime Scene Unit.

[2] Un riassunto fin troppo succinto di eventi che prima o poi narreremo, è una promessa.

[3] Un evento narrato per la prima volta su Fantastic Four Vol. 1° #53 (Prima edizione italiana Fantastici Quattro, Corno, #49).

[4] Su Capitan America #89.

[5] California Highway Patrol, la polizia autostradale della California.

[6] L’avvocato di Morgan.